Perché un articolo sulla comunicazione? Perché sono fortemente convinto che le modalità comunicative rivestono un ruolo importante nelle nostre vite e in molti campi, in particolare quello delle relazioni umane.
Sicuramente alcune persone che si accingono a leggere questo articolo potrebbero aver letto già molto sul tema della comunicazione in quanto in letteratura esistono molti testi e articoli a riguardo, perciò il mio vuole essere un esercizio di riflessione su come affrontare la comunicazione all’interno dei propri nuclei familiari, con persone a noi vicine e in generale in ogni situazione relazionale.
Data la vastità dell’argomento, per poter essere più esaustivo, ho diviso il tema del saper comunicare in due articoli. Quello che mi preme approfondire in questo primo brano sulla comunicazione, è trattare in modo sintetico ma esaustivo:
- Quali sono le alterazioni della comunicazione verbale
- Come posso riconoscerle
- Quali domande chiarificatrici posso farmi per modificare il mio stile comunicativo
Nel secondo articolo verranno trattati invece argomenti come la congruenza comunicativa e l’ascolto attivo ed empatico.
Anche in questo articolo, come in altri miei articoli, riporterò pillole dedicate alla parte teorica, per poi passare ad un’attivazione pratica che vi permetterà di poter mettere in prassi un primo assaggio di cosa sia la comunicazione efficace, affinché possiate comprendere che saper comunicare significa potersi comprendere in maniere piena con l’altro.
Partiamo dal presupposto che è impossibile non comunicare. Infatti anche quando decido di non comunicare, sto comunicando all’altro che non voglio comunicare. Qualunque verbalizzazione, qualsiasi movimento del viso o del corpo, come anche i nostri atteggiamenti e comportamenti, sono comunicazione: questa è una verità assoluta della quale bisogna tenerne conto.
Il termine comunicare è storicamente collegato alla parola comune, che deriva dal verbo latino communicare (“condividere”, “rendere comune”), a sua volta correlato alla parola latina communis (“comune”). E’ facile capire che si parla quindi di condivisione, di comunità e di qualcosa che ci accomuna.
Ed ora vi chiedo: siete sicuri di saper comunicare e di comprendervi nel modo corretto con gli altri ad esempio con il/la vostro/a partner o i vostri figli o genitori, amici ecc? La domanda vuole portare almeno ad un punto di riflessione, perchè capita più spesso di quanto si pensi, che le persone ritengono di sapere cosa pensano gli altri, o di prevedere le loro esigenze, o ancora, di non comprendere perché non vengono capiti.
Nella PNL (Programmazione Neuro Linguistica) si afferma che la rappresentazione che noi ci facciamo di qualche cosa (un oggetto, un individuo, un’esperienza), deriva dal modo in cui noi filtriamo quella cosa attraverso una serie di filtri che generalizzano, cancellano o deformano le informazioni. Ma la stessa modalità si innesca quando comunichiamo qualcosa. Questo è dato da una serie di motivazioni tra cui la nostra storia di vita, che non è altro che la somma delle esperienze pregresse del nostro vissuto, oltre al nostro sistema neuronale.
Se io vi dicessi che la “mappa non è il territorio” cosa vi viene in mente? Sta a significare che la nostra mappa mentale che ci siamo fatti di una qualche cosa non è la verità assoluta, ma semplicemente come ce la rappresentiamo. Ci saranno quindi altre persone che si sono create una loro mappa personale, e la loro rappresentazione del mondo e delle situazioni, sarà differente dalla nostra.
Non esiste pertanto una verità assoluta, ma più verità dalle quali si può trarre una crescita, se si è disposti a mettersi in ascolto dell’altro.
Queste differenti mappe personali devono trovare poi una sintesi e comprensione durante un dialogo, ma non sempre questo si verifica a causa delle alterazioni nella comunicazione che creano incomprensioni, situazioni di tensione o fraintendimenti, fino a generare stress nella coppia, nel nucleo familiare o nelle relazioni amicali come in quelle lavorative.
Bisogna quindi comprendere cosa sta succedendo sul piano comunicativo poiché questo nasconde sempre dei nostri sentimenti, che non sempre siamo in grado di riconoscere, gestire e verbalizzare in modo corretto.
Quali sono le alterazioni nella comunicazione e come faccio a riconoscerle?
Cercherò di fare una veloce presentazione per poi immergerci in un’attivazione pratica in cui riporterò degli esempi di alterazioni della comunicazione e quali sono le domande chiarificatrici che ci aiutano a riportare la comunicazione su un piano di realtà.
Cominciamo con il dire che non basta saper parlare per assicurarci che la comunicazione sia efficace. Esistono infatti dei canali di dispersione che possono compromettere la comunicazione e inviare dei massaggi distorti. Ne è un esempio l’incongruenza comunicativa. Se i messaggi verbali sono incongruenti rispetto al messaggio non verbale emesso dal corpo, si rischia che il messaggio veicolato non arrivi correttamente o peggio ancora, posa essere male interpretato.
Se quando parliamo con Il nostro/a Partner o figlio/genitore, amico, collega, la nostra comunicazione verbale non è coerente con il non verbale (mimica del volto – corporeo/gestuale – comportamento spaziale – paraverbale), il nostro interlocutore riceverà istintivamente un messaggio contraddittorio, anche se non è un esperto di comunicazione.
In questo articolo però, come avevo anticipato nella premessa, il focus specifico è sulle alterazioni nella comunicazione specifiche del parlato; immergiamoci quindi nel vivo della questione. Queste alterazioni sono figlie della nostra struttura profonda. Che cos’è la Struttura Profonda? Immaginatela come un grande deposito dove immagazziniamo e classifichiamo tutte le informazioni, notizie, stili comunicativi, vissuti emotivi, durante il nostro percorso di vita.
La struttura profonda determina la nostra visione del mondo, tuttavia, come indicato nella PNL, questa struttura profonda non coincide con la verità del mondo: è solo la mappa personale che ce ne facciamo.
Nella struttura superficiale invece si evince ciò che si racconta ed è a questo livello che si evidenziano le alterazioni comunicative, ma è anche il luogo dove possiamo prenderne coscienza e intervenire. L’obiettivo è appunto comprendere meglio noi stessi attraverso il verbalizzato, ma anche farci comprendere dagli altri evitando fraintendimenti e condizionamenti.
Ma perché è importante conoscere le alterazioni comunicative?
Perché questo tipo di alterazioni della comunicazione tendono a bloccare l’emittente lasciandolo nelle sue convinzioni. Vi faccio una domanda: Sareste soddisfatti se chiusi nel vostro recinto virtuale non riusciste a vedere il mondo in maniera variopinta? E Se questo generasse poi nel vostro partner o familiare, amico un senso di smarrimento e incomprensione con il rischio di tradursi in stili comunicativi ripetitivi, distorti e dannosi per entrambi? Se la vostra risposta è No, è il motivo per cui è necessario conoscere le alterazioni comunicative per evitarle.
C’è una bella frase di John Searle che dice “Non è possibile pensare con chiarezza se non si è capaci di parlare e scrivere con chiarezza”: quindi se il nostro pensiero è lineare, allora saremo in grado di veicolarlo correttamente e farci comprendere chiaramente dall’altro.
Ma ora è tempo di entrare nel vivo dell’attivazione pratica. Analizzeremo:
- Le alterazioni comunicative del parlato
- Come possiamo comprenderle
- Quali strategie mettere in campo – Le Domande Chiarificatrici
Dovete applicare questa esercitazione sia quando parlate voi cercando di ascoltarvi, sia quando siete in ascolto degli altri. Ovviamente io ho riportato solo una parte di esempi di frasi alterate e di domande chiarificatrici; ma una volta che avrete compreso i tre tipi di alterazioni, provate a inserire vostre frasi di alterazioni e quali domande chiarificatrici potreste porvi.
Le tre Alterazioni sono: La Cancellazione – La Generalizzazione – La Deformazione
- La Cancellazione
Si evidenzia quando nel parlato cancelliamo qualcosa dal linguaggio, cioè manca del tutto o parzialmente del materiale nella comunicazione. Facciamo degli esempi:
Es. “mi sento di non farcela.” Manca appunto il materiale (l’oggetto) che è stato da questa frase completamente cancellato.
La Domanda chiarificatrice che devo farmi potrebbe essere “ma non farcela in rapporto a cosa?” L’obiettivo è trovare e dare una forma, al materiale mancante in modo da aiutarci a chiarire a cosa ci rivolgiamo, così da centrare in maniera specifica il nostro riferimento.
La cancellazione può riguardare anche la cancellazione del sé:
Es. “Quando ti succede una cosa come questa……. bisognerebbe fare qualcosa…”. In questo esempio la persona sta parlando non riferendosi a sé quindi cancellando il sé.
Ricordiamoci che noi siamo i protagonisti delle nostre storie quindi la domanda chiarificatrice che posso pormi potrebbe essere: “chi potrebbe o dovrebbe fare qualcosa se non io?” e quindi modificare la frase con “Quando mi succede una cosa come questa……. bisogna che io faccia…..”
Un altro tipo di cancellazione è quella dell’indice referenziale:
Es: “La gente mi è ostile” – Mancano in questo caso le indicazioni di riferimento, mentre sia il soggetto che l’oggetto sono presenti.
Domanda chiarificatrice da porsi: “Nello specifico chi mi è ostile?”
Ancora un altro tipo di Cancellazione è quella dell’uso di verbi non specificati:
Es. “ora debbo fare…. Il verbo non è chiaro, è generico, e la cancellazione è data proprio dall’incapacità di vedere un’alternativa.
Domanda chiarificatrice: “è imposto da qualcuno che io debba fare? E’ possibile non fare e rimandare?”
- La Generalizzazione
In questa modalità comunicativa ci si esprime per grandi categorie attraverso l’uso di quantificazioni universali. In questo modo si rischia di perdere le sfumature all’interno delle categorie, rischiando di prendere scelte sbagliate e di portare un impoverimento emotivo e uno stato di sofferenza.
Frasi del tipo: Es. “Nella vita sarò sempre solo….” oppure “Nessuno mi capisce…..” o anche “Non mi ascolta mai nessuno….”
Queste modalità denotano una sofferenza che sale dalla struttura profonda e che deriva da esperienze negative in cui si è vissuto quell’esperienza.
La domande chiarificatrice che potrei farmi è: “Sono stato sempre solo nella mia vita?” – “In passato c’è stato qualcuno che mi capiva?” “C’è qualcuno che mi capisce anche adesso?” – “Chi è che mi ascolta di solito?” “C’è qualcuno che ogni tanto mi ascolta?”
Porsi queste domande chiarificatrici ci aiuta a comprendere che quello che diciamo o pensiamo non è sempre o spesso come ce lo immaginiamo.
Altri esempi di generalizzazioni possono riguardare affermazioni, che indicano giudizi, regole fisse.
Frasi del tipo Es. “Nella vita è importante non fidarsi….” In questo caso si attribuisce un’autorità a qualcosa senza che si possa immaginare che è possibile cambiare la regola. Queste frasi sono totalizzanti e rimangono fisse vincolandoci. Quello che si dimentica è che sono frasi o pensieri pronunciate da se stessi e che quindi si ha il potere di cambiarle.
Es. di domanda chiarificatrice potrebbe essere: “C’è stato qualche caso in cui mi sono fidato ed è andata bene?”
- La Deformazione
In questo tipo di alterazione la realtà viene deformata/alterata. Si considera come evento singolo qualcosa che invece dura nel tempo ed è quindi un processo.
Es. “il suo comportamento mi fa soffrire….”
La domanda chiarificatrice potrebbe essere: Es. “In che senso mi fa soffrire?” Quale comportamento in particolare?
Oppure Es. “La solitudine mi pesa…” la domanda chiarificatrice potrebbe essere “Mi sta pesando questa solitudine in particolare? E che cosa mi pesa della solitudine di questo momento?”
Altri esempi possono rilevarsi negli assunti di base che le persone utilizzano. In questo modo si fanno affermazioni di base che vengono presupposte, non indicate nella frase e che portano ad impoverire e a limitare le scelte possibili.
Es. “La/il mia/o partner non mi stima perché altrimenti non starebbe sempre ad ascoltare i consigli degli altri….” E’ necessario comprendere che anche se ascolta i consigli degli altri, questo non preclude il fatto che la/il partner possa ugualmente stimarmi.
Un altro esempio di deformazione è quello che le persone possano pensare di leggere nel pensiero altrui.
Es. “La mia cena non gli è piaciuta….” Oppure “Sicuramente ora starà pensando che ho sbagliato” o anche “Guardalo/a, sicuramente sta pensando hai fatti suoi…”
Le domande chiarificatrice potrebbero essere “Cosa mi fa pensare che la cena non gli sia piaciuta?” – “Da cosa lo deduco che mi sta criticando per dei miei errori?” – “Cosa mi induce a pensare che sta pensando ai fatti suoi?”
Altro esempio è quello di causa-effetto.
Es. “Non vorrei essere duro con i miei familiari ma è necessario per farmi capire…”.
La domanda chiarificatrice che potrei farmi potrebbe essere: Es. “Se non fosse necessario potrei non essere duro?” “Potrebbe esserci un modo diverso per farmi capire senza essere duro?…”
Questi sono solo una parte di quante frasi alterate ci possono essere in una comunicazione.
Il linguaggio è quindi uno strumento molto potente, potere del quale siamo, il più delle volte inconsapevoli. Ha un potere “magico”, esattamente come se possedessimo una “bacchetta magica” e non la sapessimo usare. La useremmo “a caso” rischiando di far comparire un rospo dove ci serve un principe o un principe dove ci serve un rospo.
Nell’articolo di oggi, che è solo la prima parte di “Saper comunicare per comprendersi”, abbiamo affrontato il tema delle alterazioni comunicative del parlato, come saperle riconoscere e porsi le domande chiarificatrici, per mettersi in un atteggiamento comunicativo e costruttivo sia con noi stessi che con gli altri.
Seguirà una seconda parte di “Saper Comunicare per comprendersi” nella quale tratterò un altro aspetto sulla comunicazione altrettanto affascinante, che riguarda la congruenza comunicativa e come l’ascolto attivo ed empatico possono migliorare la comunicazione nella relazione.
Vi saluto con una bella frase di Carl Rogers – Psicologo e Psicoterapeuta, ideatore della terapia incentrata sul cliente
“Domande di qualità ti permettono di avere una vita di qualità. Le persone di successo fanno le domande migliori e come risultato ottengono le risposte migliori” (Carl Rogers)
Fabrizio Malta
Counselor professionale – Gestalt Counselor
Educatore esperto di Bilancio di Competenze e dei processi comunicativi e formativi